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United Cup, Italia-Brasile 1-1: Musetti raddrizza la giornata dopo la brutta sconfitta rimediata da Trevisan-

B. Haddad Maia b. M. Trevisan 6-2 6-0 Beatriz Haddad Maia aveva concluso la scorsa stagione con due vittorie nei play-off di Billie Jean King Cup, Martina Trevisan con due sconfitte seppur contro altrettante finaliste Slam come Gauff – a Guadalajara – e Fernandez. Forse basterebbe questo dato agli antipodi per fotografare la partita andata in scena questa notte sulla Patrick Rafter Arena di Brisbane nel match inaugurale del tie tra Italia e Brasile, che ha aperto il Gruppo E della prima edizione della United Cup. Ci si potrebbe accontentare di tale costatazione perché ritrovandoci – anche se solo per qualche giorno – ancora nel 2022 è come assistere ad una continuazione dei due momenti diversi che le giocatrici stavano attraversando all’incirca un mesetto fa. Invece andiamo oltre e presentiamo altre statistiche che diano una cartolina tornasole della sfida, in primis evidenziando il differente rapporto con l’Australia: la brasiliana ad inizio anno conquistò in doppio due finali in sequenza, vincendo a Sydney e soprattutto perdendo l’ultimo atto dell’Australian Open; l’azzurra al contrario non aveva mai preso parte ad un evento professionistico Down Under sino al 2019. Inoltre l’intera seconda parte di stagione della 29enne toscana è stata avara di soddisfazioni, dopo il grande risultato ottenuto a Parigi ha raccolto sette KO al primo turno nei restanti undici tornei della stagione. Tuttavia nella partita odierna ha inizialmente tenuto il campo brillantemente, mostrando un atteggiamento propositivo. Poi però successivamente ha smarrito la sua verve agonistica bloccandosi d’improvviso e lasciando strada spianata alla n. 15 WTA, che grazie a questo successo si intasca 40 punti ATP avendo battuto una giocatrice compresa nella fascia tra la ventunesima e la trentesima posizione. IL MATCH – Sfida che presenta un confronto tecnico a specchio tra le protagoniste in campo. Due giocatrici mancine, che dovranno necessariamente far valere il peso specifico del loro dritto per poter indirizzare lo scambio. Chiaramente, Haddad Maia contando su una struttura fisica decisamente più imponente rispetto a quella di Trevisan ha il vantaggio di appoggiare maggiori chili sulla palla al momento dell’impatto. Dunque, la tennista toscana è chiamata a controbilanciare questo handicap attraverso la capacità di allungare il palleggio e far sì che prevalga la sua migliore abilità nella copertura del campo. L’inizio della contesa vede entrambe approcciare con un atteggiamento molto propositivo nei games di risposta, aiutate anche dalla scarsità di prime di servizio che fanno capolino nella partita. La tattica che ne viene fuori è fin troppo chiara, mettere i piedi dentro il campo e ricercare immediatamente una soluzione estremamente offensiva: il piano funziona alla perfezione, e conseguentemente si perde il conto delle ribattute profonde che ricadono negli ultimi centimetri di campo. Il risultato che ne scaturisce è abbastanza semplice da intuire, il netto dominio del fondamentale della risposta su quello della battuta provoca una sequenza di tre break per aprire i giochi. Le condizioni indoor della Patrick Rafter Arena di Brisbane si rivelano fin dalle prime battute a dir poco veloci, vengono perciò confermate quelle che erano le sensazioni espresse dai giocatori alla vigilia della competizione – in tutte e tre le sedi dell’evento -. Ovvero sia, si fa veramente tanta fatica a controllare la sfera anche per via delle palle Dunlop, molto leggere. Un mix tra rettangolo di gioco e palline, che porta ad avere svariati punti in cui si assiste a colpi totalmente fuori giri. Non a caso, nella prima parte del match Martina si lamenta, in panchina, con Santopadre affermando di avvertire di arrivare costantemente in ritardo sulla palla. In una situazione del genere è normale che chi può affidarsi ad un servizio più incisivo, e in una situazione ambientale in cui è complicato superare i tre colpi nel singolo quindici, finisca per prevalere. La 26enne di San Paolo, difatti, essendo partita in risposta al primo cambio campo è avanti 2-1. Nel game che segue la n. 1 brasiliana riesce ad interrompere la striscia di break, e a mettere a referto il primo turno di servizio tenuto nel match dalle due giocatrici. Qui, fondamentalmente si spengono le reali speranze per la n. 27 WTA di vincere il set inaugurale, con la mancina di Firenze che rischia anche di subire il doppio break nel quinto gioco. In verità la parte centrale del parziale porta in dote un’ottima versione della semifinalista all’ultimo Roland Garros, nel quale si manifesta una sequela di uno-due da parte della tennista azzurra con il marchio di fabbrica fiorentino in grandissimo spolvero. La grande chance per rientrare, Trevisan se la costruisce sul 3-2 dove si arrampica sino ai vantaggi ma non manca l’aggancio. Nel rush finale della frazione, poi, Martina lentamente si assopisce emotivamente perdendo di efficacia anche in quello che fino ad allora aveva fatto perfettamente. E sappiamo bene, che se la nostra numero uno smarrisce le proprie energie mentali, in grado di consegnarle fiducia e positività, vede il proprio valore decisamente diminuire. È una tennista che ha sempre bisogno di avere piena consapevolezza dei suoi mezzi, in particolar modo considerando che attualmente è reduce da un finale di 2022 negativo, come d’altronde Berrettini. Ecco a tal proposito, il body language è molto significativo: quando non vediamo i soliti pugnetti di Matteo siamo consci che ce da preoccuparsi così come, quando i “forza” dell’azzurra vengono sostituiti dal silenzio assordante si è consapevoli che le cose non stanno andando per il verso giusto. La vocalità di Trevisan è il termometro per comprendere la giornata in cui si trova la toscana, ebbene il cambio di rotta da questo punto di vista è radicale nell’incontro odierno. Non a caso anche Capitan Vincenzo prova a scuotere la classe ’93 chiedendole di ritrovare energia e carica agonistica, non disdegnando però consigli di natura tattica come ad esempio l’utilizzo del back per provare a confondere le carte in tavola. Il momento è di quelli che contano, e lo si comprende pienamente anche dal fatto che il Berretto nazionale si accomodi al fianco della sua compagna di squadra per cercare di infonderle maggiore spirito: in poche parole, o l’italiana raddrizza il match adesso oppure Haddad Maia potrà navigare in scioltezza verso il successo. Non succede più nulla nel primo set, e la brasiliana chiude per 6-2 in 44 minuti. La nostra previsione si rivela, purtroppo, ipotesi più che fondata: il secondo set è una cruda realtà senza appello. Dopo un primo parziale in cui a dimostrazione della prova comunque positiva di Martina, l’azzurra aveva chiuso addirittura con più vincenti dell’avversaria – il 6-2 è decisamente ingeneroso per quanto visto sia dal punto di vista tattico che di atteggiamento, almeno fino al crollo della nativa di Firenze -, la seconda partita è un assolo di Beatriz. Alza drasticamente il proprio livello la sudamericana, i colpi arrotati della toscana non fanno neanche più il solletico all’avversaria. Al contrario le sbracciate piatte della giocatrice verdeoro dominano in lungo e largo il match, ora il palleggio sulle diagonali lascia spazio alle mattonate lungolinea della tennista vestita in giallo. Il famelico cambio bimane in parallelo, certamente il miglior colpo del suo bagaglio, si prende di forza la scena: nel primo parziale con questa soluzione, Haddad Maia aveva messo a segno un solo winner. Un assolo a cui non è possibile replicare, 6-0 in 35 minuti: la prima di servizio brasiliana è implacabile nel secondo parziale mettendo in mostra un altro gioiello del tennis della n. 15 al mondo: la perfida battuta in slice ad uscire. Parziale di nove games in fila. Italia 0, Brasile 1. L. Musetti b. F. Meligeni Alves 6-3 6-4 Lorenzo Musetti aveva perso le ultime due partite ufficiali, disputate in Coppa Davis. È ritornato al successo nell’estate australiana, dove non vinceva un match da quando nel 2020 aveva raggiunto il turno finale del tabellone di qualificazione dell’Happy Slam, superando il n. 2 brasiliano Felipe Meligeni Rodrigues Alves che raccoglie l’ottava sconfitta in altrettanti confronti in carriera con avversari Top 100. L’unico match contro un Top 50, lo aveva disputato quasi tre anni fa al cospetto di Dominic Thiem, allora n. 4 del mondo, nel primo turno dell’ATP 500 di casa a Rio. IL MATCH – A differenza del primo incontro di giornata, nel rubber tra i rispettivi numeri 2 al maschile, si può osservare un avvio totalmente diverso. Così come si confà alla superficie, i servizi partono molto caldi e già in temperatura. Tanti i punti diretti nei primi scampoli di partita, che testimoniano in ottica Musetti i grandi miglioramenti compiuti nella scorsa stagione nei colpi d’inizio gioco. Tuttavia, appena il livello assume connotati e spessore superiori si manifesta compiutamente la sostanziale differenza che c’è tra i due giocatori, sia in termini di talento che di esperienza nel circuito maggiore. Nel quarto game infatti, Lorenzo dopo aver mostrato l’eccezionale crescita avuta nel 2022 sia con il dritto che con la battuta, suggella il primo strappo del match attraverso la perla del suo tennis: quel capolavoro che i come in grandi classici, non ti stanchi mai di ammirare e che ogni volta nonostante ti abbia inebriato ripetutamente, ti sorprende sempre e comunque. Autentico fuoco d’artificio innescato dal classe 2002 di Carrara, il monomane vincente in lungolinea ed in contro balzo che risveglia come fosse una “cinquina” spiattellata sulla guancia, tutti quei sonnambuli del tennis che si erano un attimo intrattenuti tra le braccia di Morfeo nel mentre che Haddad Maia rifilava il bagel alla nostra Trevisan. Lollo è pienamente in controllo e dopo il break messo a segno (3-1), va al servizio per sostanzialmente congelare a suo favore il primo set. Ma quando un tennista dal braccio del n. 23 ATP affronta un giocatore decisamente inferiore e si ritrova pure a condurre in pantofole, vien da sé che sia quasi naturale tendere a far emergere il proprio lato da Narciso. Così quasi dal nulla Melgeni Alves, con un bimane lungo riga riequilibra subito la contesa. Il Muso però è bravo a riattaccare la spina in men che non si di dica, riprendendo le redini del match e rendendo isolato il piccolo rilassamento avuto con il contro-break. “FMRA”, infatti si dimentica il diritto nel sesto gioco e lancia il campione in carica dell’ATP 500 di Amburgo verso la conquista del primo parziale. 6-3 in 27 minuti, straordinaria la resa alla battuta del carrarese con 5 aces scagliati, il 67% di punti vinti con la prima (10/15) e addirittura la perfezione assoluta nella trasformazione sulla seconda: 100%, 8 punti vinti su altrettante seconde che il n. 3 d’Italia è stato chiamato a giocare. Musetti dunque sul velluto finora. Prestazione ottima dell’azzurro e non intaccata minimamente da demeriti di nessun tipo a firma brasiliana. Felipe, difatti, sta verniciando con nuove tinte la propria etichetta di terraiolo da Challenger. Per carità è una presentazione vera, ma in questo match sta dimostrando di possedere pesantezza di palla e dirompenza al servizio quantomeno per avere delle velleità sul veloce bazzicando nel Tour minore. È un giocatore molto esplosivo sul piano dell’intensità, che contro Lorenzo sta ovviamente implementando un ritmo superiore a quello consono ai suoi standard. Costatando che stia giocando su livelli non appartenenti alle sue reali qualità, per cui prendendo in considerazione che stia over performando è innegabile che la sua partita nel complesso risulti positiva. Inoltre a discapito di una prima occhiata superficiale, dove potrebbe apparire il dritto il colpo migliore del 24enne di Campinas poiché è quello con cui costruisce maggiormente il punto, è il rovescio la soluzione tecnica mediante la quale può tracciare la vera differenza a questo livello. Anche il campo dà riprova, che quanto visto nel primo set era frutto della solidità mentale e tattica dell’azzurro e non di gentili cadeaux di Meligeni. Il secondo set sembrava scivolare via liscio come l’olio, così come era accaduto nel primo scontro di questa sfida tra Italia e Brasile. Invece, dopo il break in apertura di frazione ed in seguito anche ad un quinto game dove Lollo si era inerpicato in risposta fino ai vantaggi per vidimare l’ufficiosa conquista del match, sul 3-2 qualcosa si è inceppato nel meccanismo lubrificato a meraviglia del nostro giocatore. Musetti si è contratto, ha perso di fluidità e conseguentemente ha assunto un atteggiamento passivo in campo che lo ha portato a perdere potenza nei colpi e a ruota il protagonismo nella partita. Così, l’all-in del n. 166 del mondo si rivela puntuale come un orologio svizzero, nella scelta del momento in cui palesarsi. D’improvviso l’inerzia dell’incontro cambia padrone, Meligeni Alves gioca ora deresponsabilizzato: inizia a scaraventare dei “frigoriferi” come se non ci fosse un domani, alcuni dritti in allungo pazzeschi testimoniano la totale trance agonistica nel quale è entrato il sudamericano. Sul 4-4, Musetti rischia di capitolare definitivamente facendosi rimontare dal 40-15. A tenerlo in vita, però, ci pensa il salvifico San Servizio. Sventato il fossato di un possibile e pericoloso parziale finale, l’azzurro torna a masticare il suo tennis come sa: sul 5-4 scrive la parola “The End” la risposta monomane. Perché se il servizio e il diritto costituiscono il cornicione che regge l’intera pizza, l’opera d’arte in movimento del rovescio toscano è il condimento che esalta l’impasto e crea il vero godimento per i palati di tutto il mondo. La ciliegina finale, tuttavia, è ancora rappresentata dal punto gratis scaturito dal fondamentale d’inizio gioco che evita l’ultimissima curva del match (un 15-30 sul 5-4 con il Muso in battuta) e pone fine, dopo quasi un’ora e un quarto di gioco, per 6-4 la prima giornata tra Italia e Brasile: 1-1, tutto secondo copione. Per decretare la vincitrice del tie, appuntamento per venerdì notte a partire dall’1.00 italiana. ...

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